APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REGIONE MARCHE GIAN MARIO SPACCA
PER UNA LEGGE REGIONALE A GARANZIA DELLA GESTIONE PUBBLICA
DEI SERVIZI DI INTERESSE GENERALE A RILEVANZA LOCALE
Egregio Gian Mario Spacca
Presidente Regione Marche
come Le è certamente noto la Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale hanno dichiarato legittimi ed ammissibili due dei tre quesiti referendari, promossi dai Movimenti per l’acqua pubblica e quindi, in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno 2011, gli italiani avranno la possibilità di pronunciarsi sulle modalità di gestione del servizio idrico.
La Regione Marche può vantare, a livello di bilancio idrico, un patrimonio naturale di sorgenti e di risorse idriche di buona qualità e a livello di politiche di gestione si è sempre caratterizzata per una attenta politica a difesa dell’acqua come “Bene comune” e per modalità di gestione che hanno visto i consorzi fra Comuni, assieme ai cittadini, come attori fattivamente impegnati a perseguire questi obiettivi sul territorio.
Lei stesso, Presidente Spacca, in occasione della presentazione del suo programma di legislatura si è impegnato a “promuovere e tutelare la gestione pubblica dei beni primari, quali ad esempio l’acqua” e va preso atto che la Giunta della Regione Marche da Lei presieduta ha sollevato di fronte alla Corte Costituzionale la questione di legittimità dell’art. 23 bis del Decreto Ronchi; inoltre dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale del ricorso presentato, nel mese di novembre ha definito con l’ art. 38 della Legge di Assestamento di Bilancio “il servizio idrico come un servizio di rilevanza non economica.
Con questa stessa delibera la Regione Marche si è impegnata a
- confermare il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato, riconoscendo la rilevanza non economica di detto servizio;
- intraprendere tutte le iniziative, anche legislative, che privilegino le forme di gestione pubblica del servizio idrico integrato e con la partecipazione delle comunità locali;
- sostenere azioni di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui temi dell'accesso garantito all'acqua".
Esiste quindi una volontà politica da parte della Regione Marche di mantenere in mano ”pubblica” la gestione del servizio idrico, e questo obiettivo trova riscontro nell’impegno di diverse Amministrazioni comunali, che sulla base di pressioni esercitate anche dai Comitati di cittadini, hanno approvato a livello di Consiglio Comunale l’impegno a modificare il proprio Statuto Comunale (e qualche Amministrazione Comunale lo ha già fatto) inserendo il riconoscimento del Diritto all’acqua e la classificazione del servizio idrico come privo di rilevanza economica, cioè atti amministrativi in attuazione di impegni condivisi e proposti dalla stessa Regione.
Rispetto a questo orientamento della Regione Marche occorre però prendere atto che il Consiglio dei Ministri ha impugnato nel mese di dicembre la delibera di assestamento di bilancio 2010 della Regione Marche, contestandone la legittimità costituzionale in tre punti.
Le decisioni adottate dalla Regione e censurate dal Governo sono le seguenti :
- alcune disposizioni sugli scarichi di acque urbane che violano la competenza legislativa esclusiva dello Stato;
- la definizione del servizio idrico integrato come privo di rilevanza economica in contrasto con la normativa statale di riferimento;
- l'affidamento del servizio di gestione dei rifiuti, disciplinato in modo difforme rispetto alla normativa statale.
Queste disposizioni, impugnate dal Governo, sono attinenti alla competenza e alle modalità di gestione dei Servizi pubblici locali disciplinati dall’art 23 del decreto Ronchi, sul quale è pendente il primo dei tre quesiti referendari, promossi dal Comitato referendario nazionale “2 Sì per l'Acqua Bene Comune” che propone l’abrogazione dell’art. 23 bis della Legge n. 133/2008, cosi come modificato dall'art.15 del decreto 135/2009 (c.d. Decreto Ronchi) relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, compreso quello idrico.
Abrogare questa norma significa in particolare contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo che sancisce la decadenza delle concessioni in essere ed obbliga, al 31.12.2011, gli Enti locali a consegnare definitivamente al mercato i servizi idrici del nostro Paese.
Alla luce di questo scenario, a nome dei cittadini che con le oltre 44.000 firme raccolte nella Regione hanno sostenuto la campagna referendaria, sulla base degli impegni contenuti nella delibera Regionale n. 38 approvata nel novembre dello scorso anno, rivolgiamo a Lei signor Presidente le seguenti istanze:
- la difesa del modello di servizio idrico integrato gestito in forma associata fra Comuni presso l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, a sostegno delle richieste di mantenimento della gestione in-house del sevizio; queste istanze sono peraltro già state presentate da diverse ATO della Regione Marche;
- l’approvazione da parte della Regione, in adempimento degli obblighi previsti dal decreto Calderoli sulla soppressione degli ATO e la riorganizzazione del SII, di una legge regionale di riorganizzazione del servizio idrico integrato. Tale legge consentirebbe alla Regione di riaffermare con un provvedimento legislativo specifico la volontà della Regione sancita con la delibera 38/2010. Essa dovrebbe inoltre riconfermare il SII come privo di rilevanza economica, classificandolo come un “servizio pubblico di interesse generale a rilevanza locale”. La Regione Marche con questo provvedimento potrebbe affidare il governo delle risorse idriche, o dei Servizi Pubblici Locali, ad Aziende Speciali Consortili composte dai Comuni che fanno parte degli attuali ATO, anziché conferirlo alle Province; a livello gestionale la Regione potrebbe riconfermare un modello di gestione diretta - al di fuori della concorrenza e quindi solo a valenza di ambiti regionali - che salvaguardi la peculiarità del modello di gestione in house attraverso forme associate fra Comuni.
Siamo consapevoli che l’avvio di una Legge regionale improntata a questi principi sarà oggetto di impugnazione da parte del Governo. Però, in funzione delle competenze a loro affidate dall’ art. V della Costituzione e di quelle conferite anche dai decreti sul Federalismo Fiscale, le Regioni possono rivedere la loro competenza ed autonomia organizzativa su beni demaniali loro conferiti dallo Stato, come nel caso delle risorse idriche.
L’approvazione di un provvedimento orientato su questi principi avrebbe l’effetto immediato di offrire ai Comuni della Regione Marche un quadro legislativo di tutela delle gestioni in essere, in attesa dello svolgimento dei Referendum che, se raggiungeranno il quorum, determineranno l’abrogazione dell’art. 23 del decreto Ronchi. L’effetto conseguente alla abrogazione dell’art. 23 del decreto Ronchi, sarà il ripristino a livello nazionale delle tre modalità di affidamento previste dall’ 113 del TUEL. per i servizi pubblici locali e quindi la riassegnazione delle competenze e delle modalità di affidamento ai Comuni di detti servizi.
Conseguentemente sarà possibile per gli Enti locali, Regioni e Comuni, richiamarsi anche ai principi della giurisprudenza comunitaria in tema di gestione dei servizi pubblici locali.
Alla luce di queste considerazioni, si ritiene che nel breve periodo le strategie che le Regioni possano mettere in atto a livello dei territori, in funzione anche della legge sul federalismo in fase di approvazione in Parlamento, è quella di adottare provvedimenti a tutela della autonomia dei Comuni e della salvaguardia della gestione diretta da parte di società dei servizi primari, come l’accesso all’acqua ed alla salute.
L’acqua è un bene essenziale per la vita, un diritto umano universale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti.
Ci auguriamo che questa richiesta possa essere positivamente accolta da Lei signor Presidente
S. Benedetto del Tronto 7 febbraio 2011
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