“Per amore dell’Italia”
DICHIARAZIONE DI FIUGGI 3 dicembre 2011
Premessa
Il Partito Socialista Italiano ha riunito il proprio
Congresso in tempi di crisi di gravità inaudita. Crisi che non è soltanto
economica e finanziaria ma è altrettanto crisi di democrazia, della
partecipazione politica, di fiducia e di speranze.
In un momento storico che richiede la massima coesione in
Italia, e tra le nazioni dell’Unione Europea, abbiamo approvato la costituzione
del governo presieduto da Mario Monti, L’azione del Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano è stata di eccezionale efficacia, sfruttando al meglio le
proprie prerogative costituzionali per uscire da una impasse ogni giorno più
delicata. Un governo definito come “tecnico” deve comunque compiere ogni giorno
scelte politiche, e non è quindi al di sopra di un giudizio politico sulle
iniziative che metterà in campo. I socialisti faranno sentire la loro voce
perchè queste iniziative vadano nella direzione dell’equità, della ripresa
economica e dello sviluppo, del rilancio dell’occupazione, della promozione di
merito e pari opportunità.
In tutto questo, cresce la consapevolezza che niente
potremo fare senza l’Europa: nè efficaci politiche di risanamento finanziario,
nè nuovi modelli di società e di sviluppo. C’è quindi bisogno di un’Unione
Europea che risolva il suo storico deficit di democrazia, in direzione degli
Stati Uniti d’Europa; non vogliamo lasciare ad alcuni leader conservatori, con
alla testa il binomio Merkel-Sarkozy, il privilegio, che si sono arrogati, di
parlare e decidere a nome dell’Europa. Per questo occorre guardare lontano, e
prevedere l’elezione diretta del Presidente della Commissione Europea.
Fare,
creare, innovare
La risposta alla crisi non può ridursi ai sacrifici: si
devono tagliare sprechi e privilegi, ma ancor più necessario sarà rilanciare la
fiducia, superare l’attuale clima di timore e incertezza, riguadagnare
credibilità internazionale. Scommettere sull’intelligenza, la creatività, il
coraggio. Per questo servono merito e inclusione. Occorre promuovere la
crescita, sostenendo con investimenti adeguati ricerca e tecnologia, formazione
professionale ed educazione. Rimettendo al lavoro le risorse oggi emarginate, a
cominciare dall’emergenza degli oltre due milioni di giovani che risultano
senza lavoro né formazione. Riportando al centro la questione delle pari
opportunità, svilita da modelli mediatici umilianti per le donne. Mettendo al
centro la qualità dell’economia, da quella delle nostre migliori tradizioni,
turismo, economia, arte e cultura, a quella più innovativa, dell’energia
sostenibile, la comunicazione, le infrastrutture.
Promuovere sviluppo e ripresa economica richiede il
reperimento di nuove risorse, sia per gli investimenti che per un nuovo stato
sociale, che garantisca la serenità delle famiglie, così come la sicurezza del
numero crescente di anziani soli e la libertà dei giovani che devono essere
messi in grado di lasciare la famiglia d’origine.
C’è quindi l’urgenza di attingere alle rendite e alle
transazioni finanziarie, ai grandi patrimoni, di combattere l’evasione fiscale,
di rendere sempre più trasparente la spesa dello Stato e degli enti locali e
regionali. Non semplici risparmi, ma una grande opera di rimodulazione del
prelievo fiscale e di reindirizzamento delle risorse, che confermi quel
“modello sociale europeo” di alta qualità dei servizi pubblici, in primo luogo
scuola e sanità. Proponiamo, tra l’altro, un Prestito per l’Italia: un prelievo
progressivo, pluriennale, per i cittadini a reddito medio-alto e dotati di
patrimoni mobiliari e immobiliari, garantito da titoli di Stato con rendimento
pari all’inflazione programmata. Questo ridurrebbe la spirale perversa degli
attuali tassi d’interesse producendo liquidità indispensabile per far
fronte
alle urgenze e alle nuove sfide.
La promozione del merito e delle migliori capacità non si
può avere senza adeguate politiche di inclusione. Modello sociale europeo
significa anche fissare per legge livelli minimi, tendenzialmente universali,
di reddito e di salario. L’attuale dualismo del mercato del lavoro, tra più e
meno garantiti, così come le differenze tra generazioni, non si possono
affrontare esasperando i conflitti; la precarietà e l’incertezza del futuro
colpiscono del resto tutti, ed ogni generazione. Garanzie di reddito e
ammortizzatori sociali vanno rivolti quindi a tutti coloro che sono a rischio
di perdere il posto di lavoro o la propria attività professionale, ed a qualunque
età.
Superare gli interessi particolari, per rimettere al centro
le ragioni generali della convivenza civile, è poi una necessità imposta
dall’emergenza ambientale, da cui nessuno può dirsi al riparo: la minaccia dei
disastri ambientali, aggravata dal cambiamento climatico, la riduzione delle
risorse comuni, a cominciare dall’acqua, il problema dell’energia e delle
risorse alimentari per far fronte all’aumento della popolazione mondiale, non
consentono nemmeno ai più privilegiati di acquistarsi una sicurezza personale.
Un
nuovo repubblicanesimo, una nuova Europa
Ricostruire la coesione sociale e nazionale è il primo
compito della politica nei prossimi anni: dopo i disastri di un malinteso
federalismo che ha scaricato sugli enti locali responsabilità
dell’amministrazione centrale senza dotarli dei poteri e delle risorse
adeguate, e attizzato il conflitto tra Nord e Sud, occorre portare l’accento su
ciò che ci unisce. In particolare, lo sviluppo del Mezzogiorno, liberato dalle
mafie, va inserito nell’apertura delle grandi reti commerciali tra Europa,
Mediterraneo e Oriente. Una grande nazione, l’Italia, deve saper trovare al suo
interno, a 150 anni dall’unità istituzionale, una più grande unità di princìpi,
per guardare al futuro: è di primaria importanza una riforma della cittadinanza
per i figli degli immigrati nati e cresciuti tra di noi, ed è urgente una più
rigorosa laicità, nel rispetto reale al moderno differenziarsi delle identità e
delle confessioni religiose, tutte egualmente rispettabili.
Pensiamo che si debba rifondare in maniera condivisa la
base della nostra convivenza, con un’Assemblea Costituente che porti, tra
l’altro, ad una rinnovata centralità del Parlamento e all’elezione diretta del
Presidente della Repubblica, punti cardine di rappresentatività e unità.
Per questo, i valori del socialismo riformista rimangono
una risorsa per l’intera comunità nazionale: ideali di umanità, dignità,
rispetto per sé e per gli altri che possono ispirare politiche condivise e
sostenute da un consenso assai ampio. In termini di azione politica, questo
significa dedicare le nostre energie ad un nuovo e ampio centrosinistra, che
sappia parlare con convinzione con entusiasmo, con gentilezza e mitezza, al più
ampio numero di italiani e di italiane. Gli elettori devono poter essere in
grado di esercitare la scelta non solo dei partiti, ma anche dei candidati, e
questo si fa con una riforma della legge elettorale, ma anche, e forse in primo
luogo, della vita dei partiti politici, che deve essere trasparente e davvero
partecipata, secondo il dettato costituzionale. Altrimenti la politica non
riguadagnerà il prestigio perduto, a tutto danno della democrazia.
Vogliamo un’Europa, dove popoli e cittadini abbiano voce
nelle decisioni, e dove le scelte siano votate e non imposte da una
tecnocrazia, sotto la finzione di un’unanimità istituzionale che del resto il
Partito del Socialismo Europeo ha già cominciato a contestare, richiamando
l’attenzione sulla necessità di una dialettica politica tra progressisti e
conservatori a livello europeo. Tutto ciò ripropone il problema di una forza
politica riformista in Italia, che sia partecipe della costruzione di un
Partito del socialismo europeo sempre più adeguato alla dimensione globale
delle sfide. Confermiamo la nostra aspirazione a farci promotori di un
rinnovamento complessivo della sinistra riformista italiana, attraverso una
nuova unità tra tutte le forze espressione della sua storia, e quelle forze del
riformismo cristiano e laico aperte a parteciparvi.
Prevediamo la scomposizione del bipolarismo italiano che
abbiamo conosciuto negli ultimi anni. Per questo fine ci diamo tre impegni:
Primo passo: ci rivolgiamo a color che si riconoscono
nell’esperienza e nella tradizione socialista italiana, affinché il 2012,
centoventesimo anniversario della nascita del PSI, sia il tempo della
definitiva riunificazione del popolo socialista italiano.
Secondo passo: proponiamo la Convenzione dei
Socialisti e dei Liberalsocialisti che rimetta in campo una cultura laica e
riformista oggi tanto essenziale quanto dispersa e compressa dal sistema
politico attuale.
Terzo passo: dopo il tempo degli appelli e delle
convenzioni, viene il tempo dell’azione quotidiana. I circoli, le risorse, i
mezzi di comunicazione del PSI, compreso il ricostituito Avanti!, saranno a
disposizione ogni giorno di questa proposta che siamo certi che non potrà che
trovare nei valori di eguaglianza e giustizia del socialismo democratico,
libertario, liberale il suo cemento, nella socialdemocrazia europea il suo
schieramento, e nel cuore e nelle menti degli italiani un suo certo successo.
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